Le leggende del Salento: La Chiesa di San Matteo e la colonna del diavolo
Le leggende del Salento: La Chiesa di San Matteo e la colonna del diavolo
Beatrice Ventura

La Chiesa di San Matteo, situata nel cuore del centro storico di Lecce, è un gioiello del barocco leccese, ammirata da visitatori e residenti per la sua imponenza e bellezza. La sua facciata, che si affaccia su via dei Perroni, è un tripudio di dettagli artistici che catturano lo sguardo.
Storia e architettura
Costruita sulle rovine di una cappella del XV secolo, la chiesa fu completata nel XVIII secolo su progetto di Giovanni Andrea Larducci, nipote di Francesco Borromini. La sua realizzazione, iniziata nel 1667 per volere del vescovo Luigi Pappacoda, fu portata a termine da Giuseppe Zimbalo dopo la morte di Larducci.
La leggenda della Colonna del Diavolo
La chiesa è nota anche come "Santa Maria della Luce in San Matteo" per un affresco della Madonna della Luce qui conservato. Tuttavia, l'elemento che più affascina i visitatori è la leggenda legata a una delle due colonne della facciata, conosciuta come la "Colonna del Diavolo".
La colonna si distingue per le sue scanalature a spirale nella parte inferiore, in contrasto con la superficie liscia dell'altra colonna. Secondo la leggenda, il diavolo, invidioso dell'abilità dell'artista che la stava scolpendo, lo uccise per impedirgli di completare l'opera. Il diavolo temeva che la bellezza della chiesa avrebbe attirato troppi fedeli, convertendoli e sottraendoli al suo dominio.
Un'altra versione della leggenda narra che la colonna rimase incompiuta perché un allievo di Larducci, che aveva iniziato a lavorarci senza permesso, si suicidò dopo essere stato rimproverato dal maestro.
In passato, di fronte alla chiesa si trovava la "colonna infame", dove veniva esposta la testa mozzata di un nobile leccese che aveva tentato di consegnare la città ai Turchi.
L'angelo di via dei Perroni
Via dei Perroni non custodisce solo la leggenda della Colonna del Diavolo. Sul palazzo di fronte alla chiesa, un angelo scolpito a testa in giù sull'architrave del portone ricorda un miracolo legato a San Francesco.
Si narra che nel 1219, di ritorno dalla Terra Santa, il santo bussò alla porta del palazzo della famiglia Pirrone per chiedere l'elemosina. Un fanciullo gli apparve con un pane bianco, un "puddhricasciu". Riconosciuto il miracolo, fu ordinata la scultura dell'angelo per commemorare l'episodio.